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Composizione Negoziata della Crisi, una mappa per la diagnosi delle cause

Con l’entrata in vigore del decreto legge 118/2021 (“DL 118”) sarà possibile accedere alla Composizione Negoziata della Crisi (“CNC”), strumento innovativo che consente di adottare, in una condizione di trasparenza gestionale e flessibilità negoziale, provvedimenti utili alla salvaguardia della continuità aziendale.

I due momenti 

La procedura di accesso va distinta in una fase sostanziale che parte dalla diagnosi delle cause della crisi e procede con la identificazione del percorso strategico più idoneo al ripristino della continuità aziendale ed una fase formale per dar corso all’accesso alla procedura.

Di frequente i due momenti vengono aggregati in unico processo, composto da aspetti di natura strategica, economica e finanziaria e valutazioni tecnico giuridiche, la cui complessità è correlata alla numerosità dei portatori d’interesse, all’entità dell’esposizione finanziaria, al livello di tensione nel quale viene avviato.

Partendo dal presupposto che l’iter formale, con l’aumentare dei casi, andrà nel tempo a configurarsi in modo sempre più fluido, si ritiene utile approfondire la prima fase, quella che porta a verificare la sussistenza effettiva delle condizioni di accesso alla CNC e quindi alla decisione di dar corso alla procedura.

Chi svolge la diagnosi 

Nelle aziende meno strutturate, che costituiscono in larga maggioranza le aziende italiane e meridionali in particolare, va considerato il rischio di imprecisione e inadeguatezza della diagnosi delle cause delle crisi. Un errore nella fase di diagnosi, può rappresentare quello che in statistica viene definito “errore indeterminato” invalidando di fatto tutta la catena di decisioni e provvedimenti basati su quelle date assunzioni.

E’ ragionevole prevedere limiti soggettivi e oggettivi alla capacità dell’imprenditore – e/o del management con deleghe ove presente- di svolgere un’attendibile autodiagnosi della crisi, ovvero a seguire un percorso logico finalizzato a far emergere errori evitabili laddove la crisi non sia stata indotta o amplificata da fattori esterni. 

Il DL 118, pur indicando le responsabilità delle valutazioni svolte dall’esperto indipendente, non fornisce riferimenti metodologici su cui lo stesso sia chiamato ad esprimersi e non prevede una modalità specifica della diagnosi della crisi.

L’impatto della diagnosi sulle negoziazioni 

L’importanza di assumere decisioni circostanziate sulla base di una diagnosi attendibile, acquisisce, inoltre, un rilievo ancora maggiore, considerando che nell’ambito delle negoziazioni, ai creditori chiamati a partecipare alla valutazione delle proposte, vengono richieste le ragioni degli eventuali “dinieghi motivati”.

In tali circostanze, l’inesattezza della diagnosi, può, ad esempio, costituire una motivazione agevolmente dimostrabile della invalidità del piano e consentire ai creditori di respingere le proposte presentate dall’imprenditore e prospettare soluzioni alternative, potenzialmente anche ostili.

Le chance di successo della CNC si fondano, in ogni caso, sulla capacità di ottenere l’assenso dei creditori, lasciando alle parti le decisioni sulla rispondenza del piano e l’adeguatezza delle proposte su cui esprimersi. Decisioni che saranno tanto più prevedibili quanto fedele risulterà la situazione “as is” alla diagnosi percepita dai creditori. 

Una mappa per la diagnosi della crisi 

La schematizzazione delle cause che hanno portato l’azienda ad una situazione di perdita di competitività, arrivando fino a pregiudicare la continuità aziendale, è un esercizio complesso sul quale, allo stato, non esiste una metodologia universalmente riconosciuta. Un dettaglio sintetico, ma efficace, è stato prodotto dall’ordine dei commercialisti di Milano, nel documento che fornisce alcune indicazioni sul tema del risanamento aziendale.

Al fine di facilitare l’analisi, analizzando gli aspetti comuni alle aziende che vivono una condizione di crisi, e specifici per determinate realtà, è stata predisposta una mappa con percorsi guidati che affronta gli argomenti chiave su cui svolgere approfondimenti progressivi. La mappa include sia i quesiti inseriti nella check list  attualmente in vigore sia alcuni punti inseriti nel form per l’accesso al Fondo Grandi Imprese in Crisi.

Il prospetto elaborato in forma di mappa visiva ha un valore sperimentale, e costituisce un percorso logico per navigare all’interno delle molteplici implicazioni aziendali, puntando dei flag point laddove si ritiene sussistano elementi che, in modo più o meno decisivo, abbiano inciso sulla condizione attuale e vadano quindi trattati nel piano.

È opinione diffusa che raramente la causa di una crisi, sia essa conclamata che latente, sia attribuibile ad un solo fattore, in quanto è proprio la presenza di più concause e l’attribuzione del peso/responsabilità a ciascuna di esse che rende complessa una diagnosi compiuta dei correttivi da apportare e pregiudica l’efficacia del piano di risanamento.

Per tale motivo la mappa della crisi può essere altresì utilizzata per definire i milestone sui quali definire il cronoprogramma dei risultati attesi, creando le condizioni per riscontri intermedi ed il monitoraggio dell’andamento del piano di risanamento nel suo insieme.

La mappa, oltre alla sezione “Diagnosi”, presenta ulteriori percorsi logici dedicati a: governance, strategia, organizzazione, contabilità, business plan che hanno la finalità di schematizzare la procedura di verifica dello stato dell’arte e l’acquisizione degli elementi chiave necessari per la redazione e l’attuazione del piano di risanamento.

Images by Alisa Singer – Environmental Graphiti®



Pasquale Russiello, laureato in Economia e Gestione delle Imprese alla Federico II è Cultore della materia “Corporate Governance all’Università del Sannio” è iscritto all’Ordine dei Dottori Commercialisti di Napoli dal 1997 e Revisore contabile dal 1999. Ha collaborato con Dresdner Bank e Barclays Bank per la creazione e gestione di…


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