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La permanenza del costo del debito su livelli molto superiori alla media degli ultimi dieci anni, richiede provvedimenti preventivi, soluzioni tempestive e nuove forme di collaborazione tra il sistema bancario, le imprese e i professionisti.

Pasquale Russiello


Un numero sempre più elevato di imprese esposte verso il sistema bancario con operazioni a tasso variabile e senza protezione, si trova a rivedere i propri flussi di cassa prospettici aggiornando le previsioni con il nuovo costo del debito.

Sebbene fosse stato agevolmente pronosticabile che al crollo dei tassi sarebbe seguito un riallineamento, molto meno prevedibili, per il mondo delle imprese, erano l’entità del picco e la durata su livelli quali quelli attuali.

Per inquadrare la situazione dalla giusta prospettiva, occorre partire dalla considerazione che ai finanziamenti pre-Covid, si è aggiunta una ingente massa di debito contratta durante e nel post-Covid, è stata erogata in un contesto emergenziale, con:

  • valutazioni di merito creditizio che hanno beneficiato della generosità delle garanzie pubbliche;
  • spread influenzati dall’Euribor a zero e a tratti negativo;
  • criteri di dimensionamento basate sui costi del personale ed il fatturato;
  • adozione di metriche per la capacità di rimborso senza sensitività ai tassi.

Inoltre, per quanto la destinazione dei suddetti finanziamenti, in molti casi hanno riguardato la copertura del deficit di circolante, circostanza che, oltre a non aver inciso sulla capacità competitiva delle aziende migliorandone efficacia e redditività, ha sostituito l’apporto di nuova finanza da parte della proprietà, apporto surrogato da patrimonializzazioni illiquide perfezionate ricorrendo alla rivalutazione degli asset.

Diverse società sono, pertanto, entrate nell’era post-Covid con buoni indicatori di fondo, ma con situazioni di cassa non agevoli, conseguenza naturale di nuovo indebitamento a “salvaguardia della continuità” e della crescita dei tassi. Crescita, è bene evidenziare, correlata all’esigenza macroeconomica di “raffreddamento”  dell’economia e del tutto impermeabile agli effetti sia sui conti economici degli esercizi dal 2022 in poi sia, aspetto ben più preoccupante, della tenuta finanziaria di breve e medio termine di quella porzione dell’universo di imprese non dotate di ampie riserve di cassa.

In un contesto caratterizzato dall’assenza di previsioni attendibili sulla flessione dei tassi, la richiesta di moratoria per un periodo correlato alla permanenza del costo del debito su livelli molto superiori alla media dell’ultimo decennio, viene considerata sia una forma di prevenzione di possibili condizioni di apnea finanziaria, sia un atto dovuto nel rispetto delle prescrizioni sugli adeguati assetti organizzativi.

Dal punto di vista bancario, gli obblighi in materia di monitoraggio della qualità del credito e la tempestiva gestione dei ritardi di pagamento, impone un non agevole lavoro di revisione delle pratiche e la decifrazione delle reali cause dei ritardi, attività essenziale per la corretta classificazione della posizione. Posizioni che, a loro volta, possono collocarsi in un range molto ampio che va dalla temporanea difficoltà a coprire il capitale e i nuovi importi per gli interessi a situazioni di altra portata risolvibili solo mediante il ricorso ad uno degli strumenti di gestione della crisi.

Per facilitare la lettura dello stato di salute delle imprese e delle prospettive di regolare ripresa dei flussi di cassa, e quindi accelerare il processo di revisione delle richieste di moratoria, è opportuno rappresentare ai soggetti finanziatori in modo trasparente il livello di difficoltà nel quale si innesta la richiesta, evidenziando l’impatto degli extra-esborsi per interessi e proponendo soluzioni circostanziate e concretamente praticabili per ritornare in una condizione di continuità aziendale ordinaria e duratura.

Da parte del sistema bancario, si nota una sostanziale predisposizione ad entrare nel merito delle posizioni, la consapevolezza che la massa di oneri finanziari sopportata dal sistema imprenditoriale per ancora non si sa quanto è un evento esogeno, si traduce un approccio collaborativo al reperimento di soluzioni sostenibile.  

Dal punto di vista delle imprese, e degli advisor incaricati, si ritiene che le richieste di moratoria, per loro natura urgenti, possano essere proficuamente accompagnate relazioni redatte da commercialisti con adeguate competenze nella creazione e valutazione di modelli previsionali e comprovata esperienza in materia di analisi e prevenzione della crisi, relazioni riportanti un set di informazioni minime quali: le cause, la portata, le modalità e i tempi di uscita dalla situazione contingente.

Rielaborazione R&P su fonte www.euribor-rates.eu

Immagine “Varying Effectiveness of Mitigation and Adaptation Strategies

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Pasquale Russiello, laureato in Economia e Gestione delle Imprese alla Federico II è Cultore della materia “Corporate Governance all’Università del Sannio” è iscritto all’Ordine dei Dottori Commercialisti di Napoli dal 1997 e Revisore contabile dal 1999. Ha collaborato con Dresdner Bank e Barclays Bank per la creazione e gestione di…


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