Il caso del programma EDucation and Integration Global Forum della Fondazione Morra Greco
Annapaola Negri Clementi e Giorgia Lisacchi [i] su We Wealth, propongono l’idea dell’ESG”C”, ovvero un ESG – Environmental, Social and Governance – potenziato mediante l’aggiunta della Cultura, intesa come nuovo ambito di generazione di impatti.
La proposta, concettualmente ineccepibile, oltre a fornire una lettura più ampia delle leve che il mondo della cultura può esercitare per l’ottenimento di risultati non finanziari, lancia alcuni spunti di immediata declinazione pratica.
L’universo ESG[ii], arricchito della variabile Società Benefit[iii], costituisce un insieme di sollecitazioni rivolte alle imprese, indotte ad adottare comportamenti responsabili verso l’ambiente, il contesto sociale nel quale operano e gli stakeholder, a vario titolo collegati da relazioni societarie o aziendali.
Nel corso degli anni, il tema della responsabilità sociale da fattore distintivo proprio di alcune culture aziendali, è diventato un decisivo attributo reputazionale, qualificato da decisioni concrete e monitorabili mediante KPI sempre più attendibili.
Questo scenario, in continua evoluzione, ha ricevuto ulteriori impulsi sia dal D.lgs 254/2016[ii] sia dagli sconti sul costo del debito applicati dal sistema bancario alle aziende che dimostrano di adottare i principi ESG.
Andando ad analizzare la composizione degli interventi ESG, si riscontra, tuttavia, una solida centralità delle questioni ambientali mentre le attività ad impatto sociale stentano a farsi strada.
L’innovativo ESG”C”, introducendo il concetto di responsabilità culturale, crea le condizioni per un nuovo modello di sviluppo di investimenti in ambito sociale, per tre ragioni:
- La connessione logica tra l’ESG e l’SDG ovvero i 17 Obiettivi universali identificati dalle Nazioni Unite si basa sulla condivisione di alcuni principi di fondo. L’ESG”C” puntualizza e certifica questa connessione con alcuni target specifici indicati nell’ambito del Goal n° 4 -Qualità dell’educazione– quali ad esempio i target da 4.3 a 4.7, 4.A, 4.B e 4.C[iv]. I soggetti attuatori che investono in progetti ESGC hanno la possibilità di impattare anche sui target SDG, ottenendo risultati con una maggiore capitalizzazione sociale.
- Gli impatti generati da iniziative con contenuti culturali ed educativi, rilasciando effetti ‘’non finanziari’’ di lungo periodo, ovvero che vanno oltre gli stretti ambiti di applicazione, incidono in modo strutturale nei contesti nei quali vengono applicati. Gli interventi in ESG”C”, eseguiti con una proiezione pluriennale, trasformano le spese correnti per attività non finanziarie, in investimenti ad impatto sociale.
- Le azioni ad impatto commissionate dalle imprese per via esterna, presentano una generale complicazione in termini di controllo delle singole attività svolte e certificazione delle performance. I programmi con contenuti culturali ed educativi, opportunamente accompagnati da appropriate attività di monitoraggio evolute e KPI dedicati, consentono rendicontazioni certe, trasparenti e misurabili.
Nel condividere in pieno quanto proposto dalle ideatrici dell’ESG”C”, ovvero che vada “teorizzata – e istituzionalmente apprezzata – la funzione sociale dell’arte, e in genere, della cultura. Si ipotizzi infatti che arte e cultura siano una componente sociale dell’informativa non finanziaria con una funzione sociale degna di attenzione, di valorizzazione e di metrica, nell’ottica del raggiungimento di obiettivi più articolati rispetto alla sola generazione di valore economico” [i] , si rappresenta il caso della Fondazione Morra Greco, la quale, grazie a fondi messi a disposizione dalla Regione Campania, ha realizzato il programma sperimentale EDI -EDucation e Integration- (EDI).
Il programma, come ha illustrato il presidente Maurizio Morra Greco ad Artribune, è finalizzato alla raccolta e la condivisione ai fini applicativi di buone prassi sui modelli didattici applicati all’educazione in ambito artistico a livello mondiale.
EDI raccoglie le esperienze internazionali mediante occasioni di confronto diretto, le classifica e le rende fruibili mediante la propria piattaforma, realizzando un sistema di condivisione permanente di modelli educativi complementari, funzionali alla emersione del talento ed alla creazione di occasioni di lavoro offerte dalla filiera della cultura materiale e immateriale.
EDI può essere, quindi, considerato, un esempio applicativo di come la “C” di Cultura possa creare nuove opportunità di rendimento non finanziario, e generare impatti e risultati:
- sociali di lungo periodo;
- certificabili, mediante metriche dedicate monitorabili in tempo reale;
- allargati, essendo del tutto rispondenti ai target SDG da 4.3 a 4.7, 4.A, 4.B e 4.C e 4.4 “relevant skills, including technical and vocational skills, for employment, decent jobs and entrepreneurship”.
Per avere maggiori dettagli sul programma, è possibile visitare EDI – Global Forum | (ediglobalforum.org)
[i] Verso il super Esg (Esg+) grazie all’arte | WeWealth (we-wealth.com).
[ii] Il D.lgs. n. 254/2016, in attuazione della direttiva 2014/95/UE, stabilisce che le imprese di grandi dimensioni devono depositare una dichiarazione individuale di carattere non finanziario sul proprio andamento, sui propri risultati e sull’impatto dalla propria attività dal punto di vista ambientale, sociale, della gestione del personale, del rispetto dei diritti umani e della lotta alla corruzione. La rendicontazione è obbligatoria per i soggetti con più di cinquecento dipendenti (media durante l’esercizio finanziario) e che, alla data di chiusura del bilancio, abbiano superato almeno uno dei seguenti limiti dimensionali: (i) totale dello stato patrimoniale di 20 milioni di euro; (ii) totale dei ricavi netti di 40 milioni di euro. La violazione di tale obbligo comporta una sanzione amministrativa pecuniaria che va da 20.000 a 100.000 Euro.
[iii] L. n. 208/2015 (“Legge di Stabilità 2016”), art. 1 commi 376-384.
[iv] Target Goal coerenti con l’ESGC:
4.3 By 2030, ensure equal access for all women and men to affordable and quality technical, vocational and tertiary education, including university.
4.4 By 2030, substantially increase the number of youth and adults who have relevant skills, including technical and vocational skills, for employment, decent jobs and entrepreneurship.
4.5 By 2030, eliminate gender disparities in education and ensure equal access to all levels of education and vocational training for the vulnerable, including persons with disabilities, indigenous peoples and children in vulnerable situations.
4.6 By 2030, ensure that all youth and a substantial proportion of adults, both men and women, achieve literacy and numeracy.
4.7 By 2030, ensure that all learners acquire the knowledge and skills needed to promote sustainable development, including, among others, through education for sustainable development and sustainable lifestyles, human rights, gender equality, promotion of a culture of peace and non-violence, global citizenship and appreciation of cultural diversity and of culture’s contribution to sustainable development.
4.A Build and upgrade education facilities that are child, disability and gender sensitive and provide safe, nonviolent, inclusive and effective learning environments for all.
4.B By 2020, substantially expand globally the number of scholarships available to developing countries, in particular least developed countries, small island developing States and African countries, for enrolment in higher education, including vocational training and information and communications technology, technical, engineering and scientific programmes, in developed countries and other developing countries.
4.C By 2030, substantially increase the supply of qualified teachers, including through international cooperation for teacher training in developing countries, especially least developed countries and small island developing states.